Le proposte di ASSTRA per tirare fuori dalle secche i trasporti pubblici locali del Paese

Roma, 22 APR – Non si bussa a soldi, non si piange a prescindere, Insomma basta col solito: piove? governo ladro! Al contrario , è una dichiarazione di responsabilità l’incipit della posizione dell’Asstra per indirizzare il sistema dei trasporti pubblici locali su una linea di sviluppo, una posizione espressa per conto delle circa 150 aziende di trasporto pubblico locale che fanno capo all’associazione, aziende per lo più a capitale pubblico, che rappresentano circa il 70% della produzione dell’intero settore.

L’associazione non può e non vuole omettere che nel comparto ci sono realtà in cui esistono criticità di costo e di scarsa produttività, derivanti soprattutto da basse velocità commerciali, da generose contrattazioni di lavoro a livello aziendale e in alcuni casi da inefficienze gestionali. Detto questo, le aziende rappresentate da Asstra sono pronte a fare la loro parte per affrontare, con grande volontà e senso di responsabilità, le sfide industriali che il rinnovato contesto di riferimento impone. E mai come ora, alla luce delle nuove azioni delineate dai recentissimi documenti programmatici del Governo, c’è bisogno di aggredire il problema in modo organico e complessivo al fine di dare una soluzione concreta ed efficace alle debolezze di cui il sistema, ormai da troppo, soffre. Per risolvere i problemi alla radice è bene mettere in fila i motivi di debolezza del sistema. Primi tra tutti: l’incertezza normativa, i continui cambi di rotta ad essa connessi, e un quadro economico di riferimento all’altrettanto instabile e indeterminato. Entrambi questi fattori hanno più che rallentato l’introduzione e il consolidamento della concorrenza nel settore che, ad avviso dell’ASSTRA, è uno strumento capace di stimolare le energie positive del contesto produttivo e, dove attuata, è stata indiscutibilmente foriera di miglioramento della qualità dei servizi erogati e di minimizzazione dei costi. Per uscire da queste secche in cui è incagliato il sistema da quasi 18 anni, bisogna ripartire da qui, fondando le basi per lo sviluppo del settore su quattro pilastri: liberalizzazioni, costi/fabbisogni standard; politica industriale; relazioni industriali.
Per le liberalizzazioni, l’Asstra chiede di completare e dare un nuovo impulso ai percorsi concorrenziali avviati nel 1997, privilegiando l’armonizzazione della normativa italiana con la disciplina contenuta nei regolamenti comunitari. In particolare, la concorrenza deve essere favorita e sostenuta attraverso la creazione di un mercato realmente contendibile e capace di garantire la parità di trattamento tra gli operatori concorrenti, sia quelli già presenti che nuovi entranti; l’eliminazione delle barriere all’ingresso e delle asimmetrie informative, sempre nel rispetto della riservatezza dei dati sensibili al fine di evitare un effetto distorsivo “al contrario” a danno del gestore uscente; l’assicurazione nel tempo di risorse certe ed adeguate sia per il servizio che per gli investimenti; la definizione di ambiti ottimali di mobilità determinati in funzione di criteri trasportistici con l’obiettivo della massimizzazione delle economie di scala, di scopo e di network.
Per la debolezza economica del sistema, l’Asstra chiede l’immediata attuazione del principio dei costi standard e chiede che si definisca anche il ricavo da traffico standard che non può assolutamente essere “semplicisticamente” definito in funzione del rapporto del 35% ma attraverso meccanismi di regolazione più raffinati come ad esempio il principio del price cap. In tema di tariffe, bisogna sostenere l’azione delle aziende per combattere l’evasione tariffaria da attuarsi attraverso l’approvazione, in tempi rapidi, delle modifiche normative presenti nel ddl governativo di riforma del settore che prevedono misure per rendere i controlli e la riscossione più efficaci oltre ad essere a costo zero per le casse dello Stato.
La necessità di una scelta di politica industriale chiara, coerente e costante è il terzo pilastro. Secondo l’Associazione per affrontare con responsabilità le sfide della politica industriale nel settore bisogna fare netta chiarezza sul ruolo del decisore pubblico e su quello delle imprese, a prescindere dalla loro compagine proprietaria. Il compito del primo è quello di creare le condizioni ottimali, in termini normativi, di programmazione e pianificazione ed economico finanziari, lasciando alle seconde piena autonomia nelle scelte di politica industriale, anche attraverso una revisione e semplificazione del quadro normativo sulle società pubbliche con eliminazione di vincoli pubblicistici ed abbattimento dei relativi costi amministrativi. Ulteriore tema emergente è relativo alla dismissione di quote azionarie da parte degli enti locali proprietari, a prescindere dal ricorso alla concorrenza, questo stato di cose comporta il rischio concreto di produrre un vulnus concorrenziale riconducibile ad un unico operatore monopolista con una forte posizione dominante nel mercato. Per quanto riguarda il mondo delle società a partecipazione pubblica locale e regionale operanti nel settore del trasporto pubblico locale, c’è da prendere atto dei processi di mutamento organizzativo e industriale in corso. Dal 2010 al 2014 le società si sono ridotte da 160 a 127. Si sono verificate soprattutto aggregazioni e fusioni tra imprese del Centro – Nord Italia, in seguito alle quali sono state costituite aziende operanti su aree territoriali più vaste. Nell’anno 2013, quasi il 70% delle aziende partecipate chiude in utile, e oltre il 90% presenta un margine operativo lordo positivo.
L’ultimo pilastro per il rinnovamento vero del settore non può che poggiare sul fattore risorse umane e relazioni industriali. L’Asstra punta il dito sulla necessità di aumentare la produttività del lavoro ed il miglioramento dell’efficienza organizzativa delle aziende, nel rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori e delle normative contrattuali, operando in via principale una rivisitazione della contrattazione aziendale (di secondo livello), da perseguirsi mediante la rinegoziazione di aspetti normativi eventualmente convenuti a livello locale in deroga alle normative contrattuali riservate all’area di competenza esclusiva nazionale. Quanto alle cosiddette clausole sociali occorre disciplinare in modo chiaro ed omogeneo in tutte le Regioni le regole applicabili in caso di subentro e di trasferimento d’azienda.