Non facile per il sindacato di oggi “affrontare le sfide della globalizzazione”, non é facile assorbire il mondo della concorrenza in paesi che hanno vissuto, soprattutto in settori vitali come quelli dei servizi e dei trasporti, di aziende pubbliche.
Su Flixbus c’è un autista, che fa lo stesso lavoro di uno di una municipalizzata, il pilota di Ryanair fa le stesse cose di uno di Alitalia, così le hostess, gli informatici, i meccanici delle migliaia di aziende del settore. Ma non basta dire “è la globalizzazione ragazzi, non la si può contrastare”; si dovrebbero dare risposte efficaci, ed il sindacato deve darle in primo luogo ai suoi iscritti, con l’occhio rivolto agli interessi generali.
Più il sindacato “tradizionale” cerca di dare risposte globali, sforzandosi di far convergere l’interesse di categoria con la categoria più larga dei cittadini, più si rafforzano formazioni autonome che si concentrano sui propri interessi.
Qui c’è, crediamo, tutta la straordinaria esperienza del sindacato occidentale, fatto di una fitta rete di relazioni, rapporti, gruppi, assemblee, rappresentanze sindacali, elezioni, deleghe, gruppi dirigenti: un sistema complesso, magari farraginoso, ma comunque sempre democratico.
È il clima che si respira in questi giorni nelle sale dell’undicesimo congresso della Fit Cisl, il grande sindacato dei trasporti, che lo scorso anno ha staccato 120 mila tessere.Ed i 500 delegati e delegate sono, presi singolarmente, una finestra nella società di oggi. La stragrande maggioranza di loro é un dipendente di aziende pubbliche o semi pubbliche. Non a caso lo spettro delle privatizzazioni, magari fatte male come quelle di Telecom o Alitalia, si agita pericolosamente nella sala congressuale.
Forse non darà risposte definitive il sindacato, soprattutto questo sindacato che tanto spesso é riuscito al suo interno a far digerire posizioni difficili ed è stato talvolta accusato da sinistra di collaterali con il Governo. Troverà sicuramente una sponda con la politica che frena sulle privatizzazioni solo per “fare cassa”.
La presenza di Matteo Orfini, che più volte ha messo in dubbio l’operazione “Frecce in Borsa” risponde sicuramente a questa logica.
132 miliardi in 24 anni (secondo i dati della Corte dei Conti) hanno reso le privatizzazioni di banche, poste, Enel, Telecom – hanno ricordato i relatori della Fit- “una goccia nel mare per coprire l’enorme stock di debito pubblico”.
Ma la preoccupazione diretta del sindacato è legata ai livelli occupazionali, che ogni operazione di privatizzazione ha portato ad un risultato negativo. La storia di Telecom viene portata ad esempio: da 130 mila dipendenti si è passati a circa 70 mila.
E l’incubo Alitalia ricomincia a serpeggiar tra i delegati di quel l’azienda, che hanno davanti a loro le più incerte prospettive.