Perugia, 31 MAG – “Dopo un dissanguamento finanziario per decine e decine di milioni di euro e responsabilità ancora da individuare, abbiamo depositato la proposta di atto interno per la istituzione di una necessaria Commissione d’inchiesta su Umbria Mobilità”. È quanto dichiarano i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, che sottolineano come alle loro firme si sono aggiunte quelle dei consiglieri Sergio De Vincenzi, Claudio Ricci (Rp), Emanuele Fiorini, Valerio Mancini (Ln), Raffaele Nevi (FI) e Marco Squarta (FdI). “In questo modo – sostengono Liberati e Carbonari – la Commissione d’inchiesta è istituita d’ufficio, senza il voto dell’Aula, come previsto dello Statuto della Regione Umbria”.
Inoltre il documento indica i requisiti che dovrà possedere la Commissione d’inchiesta: sarà composta da sette consiglieri regionali, di cui quattro designati dai gruppi di maggioranza e tre dai gruppi di minoranza; i consiglieri di maggioranza indicheranno, tra i consiglieri designati, il presidente della Commissione. I consiglieri di minoranza indicheranno, tra i consiglieri designati, il vice presidente; la Commissione d’inchiesta avrà inizio dal 1 luglio 2017 e durata di diciotto mesi, rinnovabili una sola volta; al termine dell’eventuale secondo rinnovo è previsto lo scioglimento della Commissione e, in ogni caso, alla conclusione della Legislatura; la Commissione dovrà riferire semestralmente all’Assemblea legislativa.
Liberati e Carbonari, nel documento, sottolineano le “enormi perdite degli ultimi anni: 8 milioni di euro nel 2012, 13 milioni nel 2013 e 14 milioni nel 2015”. E individuano nella “mancanza di trasparenza un altro aspetto fondamentale della crisi del trasporto pubblico locale in Umbria”. Il documento segnala anche che “risultano essere in corso inchieste giudiziarie aventi ad oggetto proprio alcuni episodi legati alla gestione di Umbria Mobilità e del servizio di trasporto pubblico in Umbria, con gravi ipotesi di reato ipotizzate per i vertici della società e dirigenti della Regione Umbria. Tali inchieste giudiziarie rendono ancora più pressante un autonomo e complementare approfondimento in sede istituzionale e politica”.