Roma, 21 APR – “Affrontare una volta per tutte la revisione del quadro regolamentare su cui si sostiene l’equilibrio, delicato e importantissimo, del diritto dei lavoratori a scioperare e delle persone a muoversi per svolgere in piena libertà la loro vita quotidiana”. E’ quanto chiede al Governo l’Asstra, l’associazione rappresentativa del settore trasporto pubblico locale in Italia, in relazione non solo ai fatti di Roma dell’altro giorno, ma anche ai prossimi eventi mondiali che faranno a breve delle città di Torino, Milano e Roma, territori ad alta concentrazione di persone e di problemi.

“I fatti di Roma sono solo un segnale per dirci di non perdere altro tempo, ma al contrario attivare subito un tavolo di confronto istituzionale con le parti sociali per affrontare serenamente i nodi da sciogliere. – così Massimo Roncucci, presidente dell’Asstra, che entra nel dettaglio – primo tra tutti e senza modificare la 146, bisognerebbe introdurre un sistema di adesione preventiva e personale allo sciopero, come succede in Francia da qualche anno. Questo eliminerebbe i danni dell’effetto annuncio, che insieme all’effettiva rappresentatività delle sigle sindacali, costituisce il cuore delle criticità da risolvere. Un’altra strada da perseguire potrebbe essere l’introduzione dell’obbligo di referendum tra i lavoratori per decidere democraticamente l’effettuazione o meno dello sciopero”.

“In attesa di questo confronto costruttivo – prosegue Roncucci – è importante sfatare una volta per tutte la voce artatamente diffusa che le aziende di trasporto ci guadagnino con gli scioperi risparmiando in stipendi non versati ai lavoratori e in carburante non consumato. Si tratta di una voce che semplicemente solleva un polverone di disinformazione sulla realtà dei fatti. E’ vero il contrario: ogni giornata di sciopero comporta una perdita per le imprese di trasporto. I contributi pubblici che le aziende incassano dall’istituzione committente sono legati ai chilometri effettivamente percorsi, quindi i servizi non effettuati a causa degli scioperi non vengono pagati alle aziende. C’è inoltre, conclude Roncucci, una perdita secca in termini di biglietti non venduti, perdita che non è assolutamente coperta dalle entrate degli abbonamenti. Infine, c’è il danno della disaffezione degli utenti e della cittadinanza esasperata nei confronti dell’azienda di trasporto, che non è poca cosa. Una strada concreta da seguire, sarebbe mettere a punto delle modalità alternative di protesta, come lo sciopero virtuale, in cui il confronto sociale peserebbe solo sui diretti interessati, lavoratori e imprese, entrambi obbligati a versare delle somme di denaro senza però interrompere il servizio durante lo sciopero”.