“SBLOCCA ITALIA”: LE NOVITA’ E I CRITERI DI UN DECRETO CHE VUOLE RILANCIARE IL PAESE
Il Consiglio dei Ministri del 29 agosto scorso ha approvato le linee guida del decreto “Sblocca Italia”, uno dei provvedimenti fortemente voluti dal Governo e, in particolare, dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi.
Il testo definitivo del decreto vedrà la luce solo dopo aver compiuto una serie di passaggi, vale a dire la verifica delle compatibilità economiche (la cosiddetta “bollinatura”) da parte della Ragioneria dello Stato, successivamente la firma da parte del Capo dello Stato e, infine, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il varo del provvedimento ha finora avuto tempi più lunghi del previsto, ma occorre tener presente anche l’estrema varietà e portata delle misure previste, che – in alcuni casi – innovano profondamente rispetto al passato e vanno a incidere su materie e competenze di altri ministeri, enti locali, sovrintendenze archeologiche e culturali, organismi di protezione dell’ambiente e via dicendo.
Per questo, il lavoro al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non è mai finito e – in pratica – finirà solo all’atto della stesura definitiva del decreto. Anche le bozze che sono circolate contengono dei punti ancora in sospeso e sono soggette ad una continua revisione: sullo Sblocca Italia, il governo gioca gran parte delle sue possibilità di rimettere effettivamente in moto l’economia e le stime, del resto (confermate dallo stesso ministro Lupi), parlano della creazione di 100 mila posti di lavoro e di investimenti che – complessivamente – potrebbero arrivare a 100 miliardi di euro.
Nella presentazione del decreto, il ministro Lupi ha ricordato i principali criteri cui si ispira il decreto:
1. Semplificazione burocratica (articoli 1 e 2) Norme che sbloccano opere già finanziate in modo che i cantieri possano partire con largo anticipo rispetto alle previsioni. È il caso della AV/AC Napoli-Bari (valore 6 miliardi e 700 milioni) che aprirà i cantieri nel novembre 2015 invece che nel gennaio 2018 e del collegamento ferroviario Palermo-Catania-Messina (valore 5 miliardi e 200 milioni, apertura cantieri dicembre 2015). Con lo stesso criterio vengono sbloccati gli interventi sugli aeroporti (Malpensa, Venezia, Genova, Firenze, Fiumicino, Salerno per un valore complessivo di 4 miliardi e 600 milioni) e gli investimenti previsti nel contratto di programma con Rfi per la manutenzione straordinaria degli impianti (220 milioni). Rientra in questa fattispecie (articolo 2) anche la defiscalizzazione degli investimenti privati per l’autostrada Orte-Mestre (10 miliardi 400 milioni).
2. La cantierabilità delle opere. Vengono sbloccate opere già finanziate con immissione di nuove risorse a condizione che i cantieri (non l’approvazione del piano finanziario, non il progetto né la gara di appalto) di queste opere aprano entro date certe nell’arco di dieci mesi dall’approvazione del decreto. Questo pacchetto di interventi è finanziato con quasi 4 miliardi di euro (3 miliardi 890 milioni), di cui 841 milioni dal fondo revoche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e 3 miliardi 48 milioni dal Fondo di coesione e sviluppo.
3. L’aumento degli investimenti privati in infrastrutture autostradali (articolo 5) attraverso la revisione e quindi l’eventuale allungamento delle concessioni (la proposta è stata notificata dal ministro Lupi alla Commissione europea) con la contestuale moderazione degli incrementi tariffari dei pedaggi autostradali. Il valore delle opere realizzabili con questa norma, e sulle quali si sono impegnate le società concessionarie, è di 10 miliardi circa.
4. Semplificazione edilizia. Tra le norme quella per cui il cittadino diventa padrone in casa propria e può fare liberamente lavori (abbattere tramezzi, creare nuove stanze…) che non cambino la volumetria, basta una semplice comunicazione al Comune.
Gli interventi in opere infrastrutturali sono articolati in:
1. Infrastrutture ferroviarie: Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina, Verona-Padova, Terzo Valico dei Giovi, Tunnel del Brennero, Lucca-Pistoia, soppressione dei passaggi a livello nel tratto pugliese della Bologna-Lecce
2. Infrastrutture viarie: Trieste-Venezia, quadrilatero Umbria-Marche, statale 131 e 291 in Sardegna, pedemontana Piemontese, Statale internazionale 340 (Tremezzina), Statale Telesina e statale 212 in Campania, due lotti sulla Salerno-Reggio in Calabria, l’asse Gamberale-Civitaluparella in Abruzzo
3. Opere nelle grandi aree urbane: Torino (passante ferroviario e metropolitana), Firenze (tramvia), Roma (metropolitana), Napoli (metropolitana)
4. Aeroporti: Malpensa, Venezia, Genova, Firenze, Fiumicino, Salerno
5. Proposte pervenute dalle amministrazioni locali alla presidenza del Consiglio.

Già il semplice elenco delle opere previste mette molta carne al fuoco, ma ancora maggior rilievo acquistano gli interventi in materia di semplificazione e di “sblocco” delle procedure, su cui esistono solo delle anticipazioni e che potranno essere valutate in tutta la loro valenza solo quando il provvedimenti vedrà la luce sulla Gazzetta Ufficiale: avendo scelto la strada di agire direttamente per decreto, le norme saranno immediatamente esecutive e questo spiega anche la prudenza nell’emanazione dei provvedimenti definitivi.

La logica è quella di non avere più opere che rimangono scritte solo sulla carta: un progetto se non è effettivamente cantierabile nei tempi previsti perde il diritto ai finanziamenti e, anzi, questo consente al governo di utilizzare quei fondi per portare avanti un’opera maggiormente prioritaria (è il meccanismo, ad esempio, che ha consentito che il decreto fosse a “somma zero” – perlomeno per quanto riguarda gli stanziamenti già assegnati – così come richiesto dal Ministero Economia e Finanze.
Ma la vera rivoluzione riguarda gli interventi di semplificazione e di “sblocco” delle opere: il decreto interviene a regolamentare il percorso di autorizzazione dei progetti da parte delle sovrintendenze artistiche e ambientali; privilegia la possibilità di proseguire i lavori anche in caso di ritrovamento di reperti archeologici; semplifica le procedure per la realizzazione di opere autostradali, ferroviarie, aeroportuali, per l’estrazione di petrolio e gas naturale e per gli investimenti nelle reti a banda larga (favorite anche da una legislazione di vantaggio); infine, “liberalizza” in qualche maniera la possibilità di sfruttare i beni demaniali e le aree e i beni militari per interventi di interesse pubblico.

Tutti elementi che, per la loro portata “rivoluzionaria”, hanno già determinato qualche critica all’annuncio delle prime bozze e su cui sostanzialmente insiste il lavoro di “limatura” effettuato nelle sedi tecniche del MIT e dei vari ministeri interessati. Del decreto “Sblocca Italia” si continuerà a parlare molto tempo dopo la sua effettiva entrata in vigore: la mole dei provvedimenti, infatti, è vastissima e comprende quasi tutti i settori, non escluso il trasporto pubblico locale con interventi in regioni come la Calabria e la Campania per garantire la possibilità alle aziende di continuare ad erogare i servizi. Ma di tutto questo ci sarà tempo di parlare dopo che il testo sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.