Roma, 4 DIC – In merito alle notizie relative ai ritrovamenti archeologici alla stazione di S. Giovanni della Linea C, Roma Metropolitane precisa quanto si seguito riportato.
A valle dell’ordine di inizio attività dei lavori della Linea C, a partire dal maggio 2006, è iniziata una vasta campagna di indagini archeologiche.
Durante il corso delle indagini è emerso che anche la stratigrafia “post-antica” veniva trattata con la stessa metodologia degli strati archeologici, e quindi con modalità che rendevano di fatto di preminente interesse archeologico/monumentale tutti i ritrovamenti, anche quelli databili intorno al 1800.
Tale situazione ha allungato notevolmente i tempi delle indagini su tutti i siti.
La Soprintendenza Archeologica, ha richiesto il congelamento del terreno nei siti d’interesse, ma ciò è risultato improponibile in quanto le aree di indagine non erano confinate. In aggiunta i tempi e i costi nonché l’impatto con il tessuto urbano di tale soluzione avrebbero determinato difficoltà insormontabili. A dicembre del 2007 pertanto la situazione era di completo stallo.
Occorre inoltre evidenziare che per effettuare lo scavo su area vasta si doveva preventivamente deviare fognature principali e secondarie di assoluto rilievo, gallerie dei pubblici servizi e condotte della rete idrica e della rete del gas anch’esse di assoluto rilievo. Tale necessità derivava dal fatto che sotto queste opere erano presenti diversi metri di strato archeologico.
Tutto questo non era stato previsto nel progetto dell’Amministrazione e mai realizzato nelle precedenti costruzioni di linee metropolitane.
In merito alla stazione di S. Giovanni, a dicembre del 2007 le prescrizioni della Soprintendenza Archeologica di Roma e la Direzione Generale Archeologica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali comportavano una variante al progetto redatto dall’Amministrazione Comunale in quanto, per poter inserire le TBM nel terreno sterile dal punto di vista archeologico, occorreva sottopassare la esistente Linea A.
Soltanto a febbraio del 2008 sono intervenute le decisioni del Comitato di Settore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che rendevano possibile la seguente metodologia:
– Prima Fase: esecuzione di carotaggi lungo il perimetro delle paratie. Un carotaggio archeologico per ogni pannello di paratia
– Seconda Fase: esecuzione delle paratie fino al terreno impermeabile. In questa situazione le paratie da una profondità di 30/35 m, prevista nel progetto approvato, passano a profondità di 50/60 m
– Terza Fase: esecuzione dello scavo archeologico a cielo aperto all’interno delle paratie di stazione o di pozzo fino al raggiungimento della quota del terreno vergine. In questo caso, essendo lo scavo confinato e avendo attestato le paratie nello strato impermeabile, diventava possibile emungere l’acqua per effettuare il completamento dell’indagine.
Tali decisioni, seppur consentivano di procedere nella realizzazione della Linea C, modificavano completamente il progetto dell’Amministrazione eliminando completamente la possibilità di realizzare gallerie in naturale e comportavano differenti metodologie costruttive (ad esempio realizzazione delle paratie con idrofresa anziché con benna mordente), con incrementi considerevoli dei costi e dei tempi.
Soltanto nel 2010 la Soprintendenza Archeologica, in esito a tutte le indagini e gli studi effettuati a partire dal mese di maggio 2006 ha redatto degli specifici prontuari per la Stazione San Giovanni e Lodi (nel 2011 anche per le opere della T3) nei quali venivano stabiliti, per ogni strato archeologico, i mezzi, le metodologie e le risorse necessarie.
Tali prontuari rappresentavano e rappresentano sicuramente un notevole passo avanti per la definizione delle metodologie di scavo, impreviste e imprevedibili nella fase di progettazione, ma presentavano ancora tutte le incognite legate al valore dei ritrovamenti.
A San Giovanni il ritrovamento di una grande vasca (60m x 40m circa) di epoca romana ha bloccato i lavori per 5 mesi e non per 48 giorni come autorevolmente sostenuto; ma il dato importante che si registra non è tanto la durata di tale blocco quanto l’intero processo di scavo della stazione, in gran parte archeologico, che ha avuto una durata complessiva di circa 35 mesi.
La stazione San Giovanni è un utile punto di riferimento per valutare l’impatto dell’archeologia sulla Linea C e sulla portata delle modifiche intervenute sul progetto dell’Amministrazione.