Bari, 27 FEB – “Credo che il Molise abbia ridimensionato oggi le proprie rivendicazioni, sempre legittime perché i territori quando devono essere attraversati da opere fortemente impattanti pongono problemi di compensazione e di modifiche dei tracciati progettuali. Tuttavia l’esortazione che ho rivolto al Presidente Di Laura Frattura e ai molisani è questa: finchè la dorsale adriatica sarà spaccata e avremo quel binario unico tra Termoli e Lesina, quei 30 chilometri di rallentamento, noi faremo fatica anche a poter immaginare che il Sud possa correre lungo la ferrovia verso il Nord e che la nostra economia possa recuperare un’arteria fondamentale come la dorsale adriatica. Penso che con tanta pazienza e buon volontà e avendo cura di darci forza reciprocamente, possiamo migliorare e poi chiudere i progetti. Abbiamo bisogno di fare i cantieri e cominciare le opere”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ieri pomeriggio nel corso dell’incontro con il Presidente del Molise Paolo Di Laura Frattura organizzato dal quotidiano la Gazzetta del Mezzogiorno sul tema del raddoppio Termoli Lesina. Presenti al faccia a faccia il direttore della Gazzetta Giuseppe De Tomaso, il giornalista Franco Giuliano e i due assessori competenti, per il Molise PierPaolo Nagni e per la Puglia Giovanni Giannini.
“La Regione Molise, nel corso dell’incontro, ha dunque ridimensionato le proprie richieste – ha sottolineato Giannini – nei confronti di RFI in relazione alla modifica del tracciato definito con il progetto preliminare approvato nel corso dell’adunanza del consiglio superiore dei lavori pubblici svoltasi il 20 febbraio ultimo. Infatti pur insistendo nello spostamento del binario in parallelo all’autostrada, anche all’altezza di Campomarino, la Regione Molise ha rinunciato alla delocalizzazione della stazione di Termoli”.
Nel corso dell’incontro è stata fatta anche una ricostruzione della vicenda.
La vicenda comincia nel 1982 quando le Ferrovie dello Stato avviarono le procedure per ottenere l’assenso dagli enti amministrativamente coinvolti per la realizzazione del raddoppio della tratta Termoli Lesina. Nel 2001 con l’approvazione della delibera Cipe (121) il raddoppio della Termoli Lesina venne inserito fra le infrastrutture strategiche di interesse nazionale e quindi assoggettato alle norme della legge obiettivo. Tre soluzioni individuate, delle quali ne venne selezionata una, quella che prevedeva la locazione del secondo binario in accostamento al primo. Questa soluzione però ottenne nel 2004 il parere negativo della commissione speciale di Valutazione impatto ambientale. Ciò ha determinato l’individuazione di una soluzione diversa che all’altezza di Ripalta devia il tracciato in parallelo alla sede dell’autostrada liberando tutto il litorale fino a Campomarino, per ricongiungersi poi al percorso storico. Nel 2011 questa ultima soluzione è stata condivisa dalle amministrazioni. Pertanto si convenne di ritirare il progetto del 2003 e di presentare un nuovo progetto contenente la soluzione condivisa, con l’ulteriore richiesta di suddividere gli interventi in tre lotti funzionali, di cui risulta finanziato per 106 milioni di euro solo il tratto Lesina Ripalta nell’ambito del Contratto Istituzionale di Sviluppo siglato il 2 agosto 2012. Sul progetto preliminare, così predisposto e inviato al consiglio superiore dei lavori pubblici, sono intervenuti pareri favorevoli del Mibac. La variante introdotta dal nuovo progetto, approvato con prescrizioni dal consiglio superiore dei lavori pubblici, ha determinato un incremento del costo dell’opera, passata dagli iniziali 150 milioni (disponibili sin dal 2003) agli attuali 549 milioni. La posizione contraria al progetto ed al tracciato è stata espressa dalla Regione Molise nella conferenza di servizi del 15 maggio 2013. Questa posizione, ove dovesse permanere, determinerebbe un ulteriore e notevole incremento del costo (superiore ai 150 milioni di euro) ed un allungamento dei tempi di realizzazione dell’opera già notevolmente lontani. Nel rispetto delle prerogative dei territori in tema di tutela dell’ambiente e del paesaggio e di prevenzione dei rischi idrogelogici, aspetti questi considerati dal consiglio superiore dei lavori pubblici che ha formulato specifiche prescrizioni, va considerata la strategicità dell’opera che, qualora ultimata, determinerebbe la velocizzazione della linea con conseguente incremento della capacità commerciale passando da 84 treni al giorno a 240 treni al giorno.
“Con la realizzazione dell’opera – ha concluso Giannini – da un lato si realizzerebbe la ricucitura del mezzogiorno d’Italia e dei porti di Bari, Brindisi e Taranto alle piastre intermodali di Verona e Bologna e quindi all’Europa del nord e dall’altro si realizzerebbe il collegamento con il corridoio europeo 8 fino al mar Nero. Il quadro si completa con la connessione del corridoio 8 al Corridoio 1 attraverso la tratta dell’alta capacità Bari Napoli. Queste due opere consentono il collegamento alle linee dell’alta velocità sul versante adriatico e sul versante tirrenico. La posta in gioco come si vede è altissima e vale bene qualche sacrificio e/o rinuncia”.
La riunione si è conclusa con il rinvio ad un tavolo tecnico con RFI per ricercare una soluzione condivisa.