Padova, 9 DIC – Due monumentali ghirbe, otri usati da alcune tribù africane per trasportare l’acqua, sono apparse nei giorni scorsi nel piazzale della stazione di Padova. L’originale installazione scultorea fa parte della mostra antologica – la più grande mai realizzata – dedicata allo scultore Antonio Ievolella, programmata fino all’11 gennaio 2015 nella città patavina dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Padova.
L’iniziativa, che ha destato grande curiosità nei viaggiatori e cittadini, tanto da generare migliaia di commenti e interpretazioni sui social network, si inscrive nella positiva collaborazione tra le Società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, istituzioni ed enti di promozione culturale del territorio, mirata al rilancio dell’intera area urbana.
Collaborazione che, partendo dalla stazione ferroviaria cittadina – interessata da un ampio intervento di restyling architettonico e funzionale a cura di Centostazioni e cofinanziato da Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane) per un valore di circa 7 milioni di euro – ha coinvolto l’area urbana circostante, negli ultimi anni profondamente trasformata grazie a un progetto di riqualificazione che trova il suo fulcro nella riorganizzazione della piazza antistante lo scalo, con spazi, attività e servizi che ne fanno un luogo vivibile e accogliente per cittadini e viaggiatori.
LA MOSTRA:
L’esposizione, curata da Virginia Baradel, prevede due percorsi: uno allestito nella galleria Cavour, nell’omonima piazza, l’altro open air nello spazio urbano, con 12 sculture monumentali dislocate nei luoghi di maggior frequentazione e incontro a Padova, tra cui appunto le ghirbe giganti in stazione.
Gli altri luoghi di esposizione sono: Loggia della Gran Guardia, piazzale San Giovanni, piazzetta Valentini Terrani, piazzetta Pedrocchi, Porta Santa Croce, via Giotto, via Gozzi, via Gualchiere, riviera Ponti Romani, via San Fermo.
NOTA BIOGRAFICA DEL MAESTRO:
Beneventano di nascita e padovano d’adozione, Ievolella nel 1988 viene invitato a esporre alla Biennale di Venezia, da allora si susseguono mostre collettive e personali, che trovano la loro celebrazione nell’attuale esposizione. Il maestro concepisce la scultura come una forma plastica simbolica, carica di evocazioni e indizi narrativi capaci di riportare alla luce oggetti di una memoria soggettiva ma, allo stesso tempo, arcaica e collettiva. Lavora da sempre con materiali che ostentano peso e gravità, tra cui l’acciaio corten. Il fare monumentale, parte della sua ispirazione creativa, lo ha condotto ad una misura urbana dialogante con gli spazi intorno, generatrice essa stessa di senso, una sorta di paradigma della sua poetica.