Sono gli argomenti clou nell’agenda di chiunque si stia occupando oggi di trasporto pubblico in Italia: la bigliettazione elettronica e la validazione obbligatoria.
Costrette a fare i conti con finanziamenti pubblici in perenne diminuzione, alle prese con progetti di aggregazione e spendig review, le aziende che gestiscono servizi di trasporto pubblico da tempo hanno intrapreso una guerra senza quartiere contro l’evasione che pesa sulle casse aziendali per svariati milioni di euro. L’argomento è stato analizzato in tutti i suoi aspetti nel corso di un incontro a Rimini organizzato da Club Italia, il network professionale che raggruppa aziende e imprese del settore impegnate nel campo dell’innovazione tecnologica, al quale hanno partecipato un centinaio di manager ed esperti per discutere di bigliettazione ed evasione tariffaria.
“Questa – ci dice Massimo Roncucci, presidente di Asstra – è la prima cosa che ci ha chiesto il Commissario Cottarelli quando lo abbiamo incontrato per affrontare i temi legati al TPL; voleva sapere quali sono i costi dell’evasione tariffaria nel nostro settore. La cifra da noi stimata si aggira intorno ai 400 milioni di euro e per recuperare tutti questi soldi da tempo ci siamo messi al lavoro, ma ci vogliono pazienza e coraggio oltre a risorse per le nuove tecnologie. Dobbiamo far capire l’importanza di combattere un fenomeno molto serio”.
Per farlo le aziende hanno messo in campo uomini, mezzi e tecnologie. Da una parte si aumenta la presenza di controllori a bordo dei mezzi e nelle stazioni delle metropolitane, dall’altra si stringono le maglie dei tornelli e, soprattutto, si punta all’introduzione di sistemi di bigliettazione elettronica e validazione obbligatoria: sali sul bus e devi fare un “beep” anche se sei abbonato.
La tecnologia, oggi, può fare di tutto. Le imprese di progettazione e costruzione offrono tutte le soluzioni (hardware e software) possibili. Si può acquistare il proprio biglietto con la carta di credito oppure optare per un abbonamento ricaricabile tramite il cellulare. Il biglietto non è più di carta ma ha una banda magnetica o un Rss feed.
La massiccia diffusione degli smartphone ha risolto un problema con cui si imbattevano le aziende: il biglietto fatto con un SMS non aveva garanzie sufficienti (poteva essere un sms falso o semplicemente ritrasmesso) ma oggi con un QR code il problema è stato risolto.
In mancanza di indicazioni obbligatorie da parte del regolatore pubblico (che affronta il tema con esasperante lentezza) e nonostante i continui richiami governativi alla necessità di dare spazio all’innovazione, le aziende TPL dovranno continuare a puntare su tecnologie in grado di dialogare tra di loro, ma al momento l’impressione è che ogni regione ed ogni città si stia muovendo per proprio conto.
L’innovazione tecnologica deve essere affiancata dall’impegno per superare la vera e grande emergenza, quella del rinnovo di un parco mezzi ormai arrivato a età inaccettabili su cui non vale la pena investire per attrezzarlo con il sistema AVM, telecamere o rilevatori ottici sapendo che tra qualche tempo dovrà essere ritirato dalla strada perché Euro 0. E queste risorse – dicono all’unisono i dirigenti del settore – dovranno assolutamente essere stanziate nella nuova legge per il TPL.
“Ma ricordiamoci sempre – dice ancora Roncucci – di tenere sempre al centro della nostra agenda il cliente del trasporto pubblico e l’utilizzo delle nuove tecnologie deve avere l’obiettivo finale di aumentare l’attrattiva per i passeggeri, non allontanarli. Bisogna installare strumenti che possano essere utilizzati da tutti e non solo dalle persone tecnologicamente più moderne. Non pensiamo solo al controllo sociale, pur importante, contro i portoghesi, dobbiamo puntare ad un maggiore coinvolgimento del personale, oltre alla definizione di regole per tutti sull’utilizzo della porta di ingresso, che per poter controllare deve essere solo una, quella anteriore”.