La necessità aguzza l’ingegno. Il titolo è un po’ provocatorio e non fotografa le intenzioni degli organizzatori del convegno nazionale sul Sistema Tram (AIIT, ASSTRA, CIFI e OIR, con il coordinamento del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture), che voleva promuovere piuttosto una fotografia dei sistemi innovativi e alternativi ai tradizionali sistemi di trasporto, tram, metropolitane, treni. Ma è difficile negare che c’è uno stato di necessità nel trasporto pubblico locale e che il ricorso all’ingegno a volte aiuta a trovare le soluzioni. Claudio Tavella, tecnico di Bombardier, ricordava ad esempio il caso del Brasile, cioè uno dei paesi con le maggiori percentuali di PIL in crescita e che, in occasione delle Olimpiadi e dei Mondiali, ha varato un imponente piano di investimento nei trasporti che farebbe l’invidia di molti paesi europei (e, ovviamente, dell’Italia). Ma anche nel paese sudamericano le risorse pubbliche non sono infinite: a San Paolo del Brasile – spiegava Tavella – si è deciso di rinunciare alla metropolitana e di ricorrere a un sistema di “people mover”; la linea della metropolitana è stata allungata di 24 chilometri, il numero dei passeggeri trasportati è quasi identico a quello di una metropolitana, ma i costi sono ovviamente enormemente inferiori.
In Italia le risorse del bilancio pubblico sono quelle che sono e le aziende del TPL – ricordava Massimo Roncucci, presidente di ASSTRA – sono alle prese col problema del “primum vivere” e della resistenza ad una politica di tagli che, negli ultimi anni, ha portato ad una costante riduzione delle risorse a disposizione del settore, ma finanche impegnate a difendere quelle che pure sono promesse del governo, cioè investire nel rinnovo del parco rotabili che ha un’età quasi doppia rispetto alla media dei paesi europei. Il decreto Sblocca Italia aveva opportunamente stanziato circa 1 miliardo di euro per un’operazione che – oltre che indispensabile – andrebbe a vantaggio non solo degli utenti ma anche delle industrie produttrici (e quindi dell’economia), ma per passare dalle parole ai fatti occorre superare gli scogli delle difficoltà della finanza pubblica e il timore è che a pagare il prezzo sia ancora una volta il trasporto pubblico, quasi come in un riflesso condizionato.
Ma lasciando da parte le “miserie” in qualche maniera contingenti, le giornate di studio sui sistemi “non solo Tram” a via guidata per il trasporto pubblico locale ha mostrato tutta la vivacità di iniziative e di progetti che – nonostante le difficoltà – le varie aziende o amministrazioni stanno comunque portando avanti, raccogliendo la sfida (dettata dalla necessità?) dell’innovazione e della ricerca di sistemi alternativi. Parte del dibattito si è concentrata su alcuni aspetti per così dire “teorici”: alcuni sistemi consentono già oggi di immaginare linee di bus gestiti in maniera automatica, cioè senza guidatore. Nelle metropolitane, questa tecnologia rappresenta un risultato già acquisito e al convegno i responsabili di Atac Metropolitane hanno portato l’esperienza della Metro C capitolina, linea già in esercizio e che è una delle metropolitane più lunghe al mondo ad essere gestite col sistema “driverless”, cioè senza macchinista. I livelli di affidabilità del servizio sono finora elevatissimi e, quando sarà completata, la Metro C sarà uno degli esempi di realizzazione tecnologica avanzata da portare a livello mondiale, per frequenza, numero delle fermate e dei convogli coinvolti nonché per numero di passeggeri. Ma, ritornando ai bus senza guidatore, nel convegno sono emerse anche delle perplessità sulla opportunità di investire su un sistema che avrà comunque bisogno di una serie di condizionamenti (compreso ancora una volta il ricorso ad agenti umani) per garantire i massimi livelli di sicurezza.
Guardando a temi più concreti, gran parte del convegno si è focalizzata sul “vecchio”, inimitabile tram che in una città come Roma induce a un’inevitabile nostalgia (l’assessore alla Mobilità di Roma Capitale, Guido Improta, ha ricordato come Roma disponesse di una rete di 120-140 chilometri di binari, poi smantellata – con una scelta suicida – per far posto al traffico automobilistica e ridotta oggi solo a una ventina). Oltre ai progetti per estendere nelle varie città la rete tramviaria (la buona notizia è che, a giugno, entrerà finalmente in servizio il tram tutto nuovo della città di Palermo), la nuova frontiera è il sistema “TramTreno”, cioè la possibilità di sfruttare l’interconnessione tra linee tramviarie cittadine con ferrovie metropolitane o suburbane già disponibili sul territorio o da realizzare in parte ex novo. Molti i progetti su cui le amministrazioni locali si stanno muovendo anche con il contributo dell’Unione Europea e molte le speranze che l’illustrazione dei vari programmi hanno suscitato al convegno. Nel convegno, sono state illustrate altre alternative per rivitalizzare il sistema Tram con mezzi su gomma o attraverso la costruzione di itinerari guidati, su cui molte città in Europa stanno investendo ridisegnando l’intero assetto urbanistico delle aree in genere centrali.
Il convegno ha avuto anche un ampio respiro internazionale, con illustrazione – da parte delle aziende costruttrici o dei responsabili di amministrazioni – delle esperienze più innovative. In questo contesto, particolare rilievo hanno assunto i temi della mobilità sostenibile e dei progressi compiuti o che si stanno compiendo nell’alimentazione dei mezzi con l’elettricità o a batteria. Alcune città francesi (come, ad esempio, Bordeaux) funzionano da manifesto di come l’assetto urbano risulti addirittura valorizzato dal tram che attraversa le vie centrali utilizzando l’alimentazione senza catenaria e riducendo quindi al minimo l’invasività del sistema trasportistico. Per i bus o filobus, i nuovi sistemi di alimentazione rapida a batteria attraverso tecnologie di contatto rappresentano una delle frontiere più interessanti e produttive e non a caso in Germania o in altri paesi si sta investendo in questa direzione: a Braunschweig o Mannheim, ad esempio, il sistema “Primove” brevettato da Bombardier sta fornendo ottimi risultati e anche una città come Berlino (che ha uno dei sistemi di trasporto migliori al mondo) sta guardando a questa nuova tecnologia. Il sistema è molto semplice ed efficace: ai capilinea o alle aree di maggior sosta, vengono installate le piastre per la conduzione elettrica che ricaricano in pochi minuti – attraverso un apposito sistema di contatto – le nuove batterie di ultima generazione (leggerissime e per nulla ingombranti) sistemate a bordo del veicolo. Una tecnologia e un sistema non invasivo in grado di risolvere i problemi di quasi tutte le città, anche le più inurbate, e che si svolge tutto nel segno della ecosostenibilità.
Come si vede, il convegno ha mostrato che i progetti e le idee non mancano per dare una svolta alla mobilità cittadina. Resta il nodo degli investimenti e dei costi che bisogna sostenere per innovare e rendere ecosostenibili o maggiormente produttivi i sistemi di trasporto: ma, a questo riguardo, la considerazione più importante l’ha svolta il presidente di ASSTRA Roncucci, che ha invitato a guardare anche l’altra faccia della medaglia, cioè i costi che la collettività sopporta per il “non fare” gli investimenti necessari per migliorare la mobilità. Solo raddoppiando la velocità commerciale dei bus – ha osservato, ad esempio, Roncucci – i costi del trasporto pubblico locale si ridurrebbero della metà, senza contare i vantaggi a carico dei cittadini per il miglioramento e la velocizzazione del servizio. Tram, treno, metropolitane, nuovi sistemi innovativi o alternativi di trasporto: l’essenziale è che si guardi alle utilità per il cittadino, ricordando che oggi la partita per lo sviluppo anche economico si gioca nelle città e attraverso la funzionalità dei sistemi urbani. In fondo, è questo il messaggio conclusivo del convegno e su cui ognuno dovrebbe lavorare, ai vari livelli di responsabilità.