Ogni tanto (ogni tanto….) ritorna con grande evidenza sui media la questione del “macchinista unico”. O, per meglio dire, ritorna in ballo la questione di un’iniziativa giudiziaria che ha messo “sotto processo” i vertici della società del gruppo FS Trenitalia per una presunta responsabilità nell’applicazione di una riforma dei regolamenti ferroviari che ha consentito l’impiego di un agente unico alla guida di un convoglio ferroviario al posto dei due agenti impiegati in passato. La riforma del regolamento di guida è stata introdotta con l’accordo di tutti i sindacati ferrovieri, tranne uno che rappresenta proprio la categoria dei macchinisti e che ha contestato il provvedimento fin dall’inizio anche con esposti alla magistratura, denunciando il pericolo per la sicurezza.

Si parla genericamente di “macchinista unico”, ma in realtà alla guida del convoglio c’è sempre stato un solo agente:  l’altro era un soggetto passivo che vigilava sul conducente e doveva intervenire solo in caso di necessità. In ritardo rispetto all’esperienza già compiuta in altri paesi europei, il macchinista unico è stato introdotto anche  in Italia al termine di un lungo percorso e dopo una defatigante  e complessa trattativa sindacale, ma anche dopo che erano state create tutte le condizioni tecnologiche e strumentali per garantire i livelli di sicurezza nella marcia del convoglio ferroviario: oggi sistemi tecnologici intervengono a controllare la marcia del treno lungo tutto il percorso, vigilano sul guidatore e bloccano il convoglio in caso di emergenza, garantendo i più elevati standard di sicurezza. Sui nuovi treni Alta Velocità (ipertecnologicamente controllati e che pure corrono a 300 all’ora) il posto per il secondo macchinista non è neanche previsto e, del resto, è inutile ricordare che la maggior parte delle nuove linee metropolitane sono progettate senza macchinista, con gestione computerizzata della marcia dei convogli che avviene interamente da remoto.

Il procedimento giudiziario aperto dalla procura di Genova, e poi trasferito per competenza alla procura di Roma, farà il suo corso ed è bene non intromettersi in vicende giudiziarie che hanno comunque un alto grado di delicatezza, soprattutto perché riguardano una materia con un ancor più alto grado di delicatezza come la sicurezza. E’ invece opportuna una riflessione sui meccanismi della comunicazione che regolano vicende così delicate e importanti  e che, in realtà, finiscono per alzare solo “polveroni” senza affrontare il contenuto dei problemi. Nella sostanza, i media “si avventano” sulla facile notizia dei vertici di una grande azienda sottoposti indagine dalla magistratura, ma in pochi ritornano poi a dedicare più di una riga alle questioni vere della sicurezza. Basti ricordare che mentre la tecnologia ha trovato larga applicazione sui convogli ferroviari o della metropolitana (anche per un necessario adeguamento alla modernità), non altrettanto si può dire per un settore come l’autotrasporto, dove l’introduzione di apparati di controllo della velocità o dei limiti di  percorrenza non ha mai trovato un’applicazione così cogente e così estesa.  E anche per quanto riguarda i mezzi del trasporto pubblico locale, si potrebbe osservare che  la questione della sicurezza si lega indubbiamente all’altra (mastodontica) questione del parco rotabili, che – come è noto – in Italia risulta tra i più vecchi in Europa e, dunque, sottoposto più facilmente alla possibilità di guasti, malfunzionamenti etc. etc. E anche l’estensione del controllo satellitare della marcia dei veicoli (che oggi sarebbe di facilissima applicazione) incontra ostacoli per una diffusione massiva, a volte per inadeguatezza dei mezzi e degli strumenti, ma a volte anche per resistenze opposte dalle più varie parti.

Insomma, di sicurezza è sacrosanto (diremmo doveroso) discutere, ma entrando piuttosto nel merito e non rimanendo prigionieri di schemi del passato. Ma quando si parla di “approfondimenti”, la comunicazione mostra tutte le sue idiosincrasie;  fa parte anche questo del gioco, ma bisognerebbe tenerne giusto conto, evitando a volte di inseguire le “sirene” delle notizie roboanti lanciate in prima pagina ma che il giorno dopo – guarda caso – “scompaiono”: mentre invece la sicurezza è un esercizio quotidiano cui quotidianamente va prestata la dovuta attenzione.