L’incontro organizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sul tema “Connettere l’Italia” ha consentito di mettere in fila  i risultati del lavoro svolto negli ultimi due anni e mezzo dal dicastero guidato da Graziano Delrio. Gran parte di questi risultati hanno riscosso e riscuotono il consenso pressochè generalizzato dei vari stakeholder, ma sono avvenuti e avvengono nel silenzio quasi assordante dei media. Ne è un esempio il caso del “debat public”, espressione esterofila che serve solo da riferimento per richiamare le esperienze già sperimentate all’estero (in questo caso, in Francia), ma che si può tradurre tranquillamente con dibattito pubblico. Il dibattito pubblico è entrato nella nostra legislazione e l’articolo di Pierluigi Coppola in questo numero ne spiega contenuti, modalità e concetti ispiratori. Coppola è titolare di una cattedra nel Dipartimento d’Ingegneria d’Impresa dell’Università di Tor Vergata, ma è soprattutto uno dei componenti della “squadra” chiamata da Ennio Cascetta, coordinatore della nuova Struttura tecnica di Missione per l’indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’Alta Sorveglianza istituita presso il MIT a partire dal 2015, a collaborare nell’elaborazione dei nuovi strumenti di programmazione strategica.

E’ noto che una delle “ossessioni” che hanno guidato il lavoro di Delrio e di Cascetta è stato il tentativo di “mettere ordine” nella politica di intervento sia infrastrutturale che normativo del MIT; in particolare, per quanto riguarda le infrastrutture, l’intervento più qualificante riguardava il superamento della situazione creata dalla Legge 443/2001, meglio nota come Legge Obiettivo. Una legge che doveva servire a velocizzare le procedure per una serie di opere infrastrutturali individuate come “prioritarie e strategiche”, ma che ha finito per comprendere un elenco di oltre 400 opere, alcune anche non coerenti con un piano generale dei trasporti. L’Allegato Infrastrutture al DEF 2017 contiene tutti i dettagli del lavoro di revisione effettuato sul versante della programmazione strategica delle opere da realizzare, ma anche l’indicazione di quel lavoro – a volte essenziale – di project review, cioè di revisione dei progetti per correggere eventuali fenomeni di sovradimensionamento delle opere.

E proprio a questo fenomeno – e, in generale, alla valutazione dell’opportunità o meno di realizzare una data opera – si collega il discorso del dibattito pubblico, che costituisce anche un antidoto verso progetti sovradimensionati, come dimostra plasticamente uno dei casi richiamati proprio da Coppola, cioè la revisione del progetto del passante di Bologna.  Un caso che è molto istruttivo ed è molto ben descritto nell’articolo citato sempre da Coppola  [“Quale via per il Dibattito pubblico? Il caso del Passante di Bologna” di Alessandro Delpiano e Luca Ferroni “, pubblicato Quaderno n. 1 di SIPOTRA 1 (www.sipotra.org) dell’aprile 2017], ma che – soprattutto – ha trovato la sua applicazione prima ancora che venisse approvata la legislazoine conseguente.

 

Insomma, alla fine, si è scelta la soluzione più equilibrata, più coerente, meno costosa e – soprattutto – più condivisa. Ma questa, in Italia, purtroppo non è una notizia, per cui probabilmente faticherete a trovarne traccia con il dovuto rilievo. E, invece, lo meriterebbe: perché, invece dei soliti parcheggi e solite rotatorie, sono stati ottenuti risultati straordinari, di riqualificazione ambientale e soprattutto urbanistica. Provare per credere.