Gli italiani si spostano sempre di più e quando lo fanno preferiscono l’automobile. E’ questo il dato che emerge da due rilevazioni da poco pubblicate dall’Istat:  il “15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni relativi agli spostamenti pendolari per motivi di studio o di lavoro” e “I dati ambientali nelle città – Qualità dell’ambiente urbano”.

Secondo la prima analisi sono quasi 29 milioni le persone che ogni giorni effettuano spostamenti per recarsi sul posto di lavoro o di studio, numero cresciuto di circa 2,1 milioni negli ultimi 10 anni. Di questi, circa due terzi lo fanno per motivi di lavoro e il restante per raggiungere scuola o università.

Coloro che si muovono per motivi di lavoro fanno più strada rispetto agli studenti che, generalmente, si spostano all’interno dello stesso comune. E questo la dice lunga sull’allungamento dei tempi destinati alla mobilità, infatti sono aumentate le quote di chi ha tempi di percorrenza tra i 16 e i 30 minuti (da 24,8 a 26,4%) e oltre i 45 minuti (dall’8 al 10,7%).

Andando ad analizzare i dati del Censimento relativi ai mezzi utilizzati per spostarsi si osserva che più di otto persone su dieci (84,2%) utilizzano un mezzo di trasporto. L’automobile resta la scelta più diffusa, la usa il 44,9% dei residenti come conducente e il 15,9% come passeggero. Soltanto il 13,4% opta per i trasporti pubblici (o privati) collettivi come treno, tram, metropolitana, corriera, il 3,5% ricorre ai mezzi a motore a due ruote (motocicletta, ciclomotore e scooter) e un altro 3,3% va in bicicletta.

Sono le donne le fruitrici maggiori dei mezzi pubblici, (6,3% contro il 3,1% per gli uomini) e delle biciclette (4,1%, 3,5% per gli uomini), mentre gli uomini utilizzano lo scooter. Secondo lo stesso Censimento sono aumentati del 12,9% gli utenti del trasporto pubblico e gli utilizzatori della bicicletta mentre risultano in calo l’uso di mezzi motorizzati a due ruote e l’andare a piedi.

Il dato relativo all’aumento degli utenti del Tpl “cozza” però con il secondo rapporto preso in considerazione, quello cioè sulla qualità dell’ambiente urbano. Questa analisi, che si basa su dati più recenti e analizza un periodo ben più breve di quello dei Censimenti, segnala una riduzione dei tassi di motorizzazione e il marcato calo della domanda di trasporto pubblico locale (sceso da 201,1 a 188,6 passeggeri annui per abitante).

Questa discrepanza potrebbe essere giustificata dal fatto che la crisi economica sta modificando solo ultimamente le abitudini degli italiani. Ad aggravare la situazione poi, secondo l’azienda di trasporto pubblico bolognese Tper, ci si mette la distanza tra le aspettative del cittadino e la reale attrattività dei servizi generalmente offerti dai gestori.

I dati sono ben più rosei per quel che riguarda invece la mobilità sostenibile: infatti cresce l’offerta di car sharing, presente in 23 città (soprattutto al Nord) e quella di bike sharing, attivato in 66 città. Dei 116 capoluoghi, 36 dispongono di almeno 34 chilometri di piste ciclabili.

Quel che è certo è che tutti questi fattori hanno contribuito a una qualità dell’aria urbana migliore: i capoluoghi in cui il valore limite per le PM10 è stato superato per più di 35 giorni sono scesi da 52 a 44; i miglioramenti sono stati riscontrati principalmente al Nord e al Centro, mentre nel Mezzogiorno è stato evidenziato un peggioramento in Campania.