La nuova stazione della nuova metropolitana di Roma, la linea C è bellissima, modernissima e archeologica, profonda e narrante: un museo sotto Piazza San Giovanni. Ma non ci arrivano ancora i treni. Bisognerà aspettare l’autunno e per le altre due stazioni in costruzione, Amba Aradam e Colosseo-Fori Imperiali l’attesa sarà ancora lunga:  si parla del 2021.

La scelta dell’amministrazione capitolina di Virginia Raggi di anticipare l’apertura del museo-stazione come quella di mettere su strada dei filobus fermi in un deposito (all’aperto) da alcuni anni prima di farli collaudare seriamente,  risponde al bisogno di far vedere alla popolazione che qualcosa si muove ma in tanti a Roma ormai vedono troppi annunci e pochi fatti. Certo chi prima delle elezioni dello scorso anno diceva “voto la Raggi perché ce cambia tutti l’auti (plurale romano di autobus)” sarà già deluso, ma la gimcana dell’amministrazione a cinque stelle tra voglia di fare, mancanza di quattrini, paura della corruzione e scarsa esperienza amministrativa non aiuta il decisionismo oggi di moda. E l’incertezza sulla nomina del vertice di Atac, ancora con un amministratore unico e senza direttore generale ne è la conferma, per non parlare dei rapporti assai freddi con il ministero di Porta Pia, sanciti dal mancato invito al ministro Delrio all’inaugurazione della stazione-museo di San Giovanni. Il ministro, poco avvezzo alle polemiche, non ha mancato però di ricordare che Metro C è stata finanziata per il 10% dal comune e per il 72% dal governo centrale. E tutti chiedono all’amministrazione guidata da Virginia Raggi di assumere una decisione per stabilire, una volta per tutte, dove deve andare a finire il terzo ramo metropolitano: al Colosseo, a Piazza Venezia o attraversando il Tevere  fino al quartiere Prati per incrociare nuovamente la linea A ad Ottaviano e generare quel benefico effetto rete che era all’origine del progetto.

Chissà che con la nuova piattaforma Rousseau annunciata proprio ieri non siano chiamati i cittadini romani iscritti al blog di Grillo a pronunciarsi sul percorso. Non che sia una grande novità, da sempre a Roma una fermata di autobus non veniva negata quasi a nessuno, bastava avere un santo in Paradiso o in una sezione di partito. Cambia modalità ma l’importante per ora è decidere di non decidere.

Decisionismo che, in cambio, troviamo in abbondanza se ci spostiamo a Milano, dove il sindaco Sala, detto-fatto, ha rinnovato totalmente il consiglio di amministrazione di Atm dopo un breve ed velenoso tira-molla con Bruno Rota andando tranquillamente allo scontro con le opposizioni e la Cgil tutti agitati perché vedono lo spettro del ferroviere bresciano Renato Mazzoncini  minacciare l’autonomia meneghina di Atm.

Decisionismo ed iniziativa – anche qui con qualche mugugno – da parte della controllata regionale e quotata Ferrovie Nord Milano che, dopo aver acquisito il controllo della veronese ATV, sbarca a Genova per comperarsi un pezzo di Fuorimuro, impresa ferroviaria che vede nella futura apertura del Terzo Valico avvicinarsi un possibile e solido rilancio del traffico ferroviario merci tra i porti liguri ed il Nord Europa.

Decisionismo trasversale anche nella capitale piemontese dove a sorpresa, ma voci giravano da tempo, la municipalizzata GTT ha annunciato un accordo con Arriva Rail per la gestione del Servizio ferroviario metropolitano torinese con il beneplacido della Regione governata da Chiamparino. Ed anche qui detto-fatto, ed al diavolo la diversa appartenenza politica di sindaca e governatore.

 

Accordi trasversali che viaggiano sugli interessi comuni e talvolta sugli umori: uno fra tutti quello fatto questa settimana tra i governatori di Liguria, il forzista Toti, e Campania, il democratico De Luca sull’economia marittima che rappresenta, dicono all’unisono, “questo è un atto dal grande valore simbolico in un’Italia che sta vivendo nel suo dibattito pubblico un forte imbarbarimento, tensione e aggressività, inaccettabili per un Paese civile”.

E per affrontare i problemi comuni alle due aree portuali?  Il governatore campano ha la battuta pronta: “abbiamo entrambi la propensione ad andare con il secchiello a togliere la sabbia perché qui ormai ci vogliono 10 anni per fare un lavoro di scavo in un porto e così non più possibile andare avanti”.