Roma, 29 NOV – Non ci sono numeri precisi, ma da tempo sentiamo dire che a fronte di una vendita di circa 3 miliardi di euro di biglietti e abbonamenti nel trasporto pubblico locale, sarebbero circa 500 i milioni che mancherebbero all’appello. Non poca cosa. Si potrebbero comperare duemila autobus per un parco mezzi che soffre di vecchiaia. Ma recuperare i soldi che mancano non è per nulla facile.
Ci vorrebbe un buon uso delle tecnologie, controlli serrati e soprattutto un gran lavoro di educazione civica per far capire che meno biglietti si pagano, più il servizio peggiora.
Ne abbiamo parlato nell’incontro organizzato da Ferpress con la collaborazione di Club Italia e del deputato della Commissione Trasporti, Paolo Gandolfi, con l’obiettivo di fare il punto sull’applicazione delle norme che prevedono l’estensione generalizzata della bigliettazione elettronica nei trasporti pubblici. Ed abbiamo voluto mettere a confronto ciò che si è fatto in Italia per buttare via i vecchi biglietti di carta o magnetici.
“Le soluzioni tecnologiche sono ormai tutte disponibili – ci ha raccontato Claudio Claroni, direttore di Club Italia – e l’uovo di Colombo è appunto l’e-ticket che consente anche la possibilità di poter utilizzare un unico supporto elettronico non solo per passare da un mezzo di trasporto all’altro, ma per accedere a servizi eterogenei quali, ad esempio, i parcheggi, il Bike o il Car-Sharing. Lo stesso supporto può essere utilizzato in ambiti diversi dal trasporto (ad esempio per l’accesso a musei, impianti sportivi, etc.) e riconosciuto dal proprio istituto bancario per l’addebito diretto del pagamento del servizio fruito”.
Nell’iniziativa di Ferpress sono state presentate cinque diverse esperienze. Abbiamo visto cosa si è fatto a Piombino, dove si sono sperimentati i tornelli sugli autobus con un aumento delle vendite dei biglietti del 21%; e cosa è stato fatto in Campania, dove con un unico biglietto si viaggia in tutta la regione senza alcuna distinzione tra gli oltre 100 operatori. Abbiamo imparato molto dalle piccole esperienze del cuneese, dove il biglietto elettronico lo usano tutti i pensionati, o a Milano dove Atm ha in carico 2,2 milioni di tessere abbonamento, e infine Bologna, dove si sono raggiunti i più bassi livelli di evasione tariffaria.
La strada è aperta, le soluzioni tecniche ci sono tutte; la partita ora è nelle mani delle amministrazioni regionali. La politica, il Governo ed il MIT hanno fatto la loro parte, ma adesso, come ripete continuamente il responsabile della Struttura Tecnica di Missione, Giuseppe Catalano, “bisogna correre, studiare le soluzioni, decidersi”. Dove l’uso intelligente delle tecnologie si è sposato con le buone pratiche, per esempio nell’esperienza del cuneese, l’evasione tariffaria oggi è all’0,07%. Dove si è fatta una forte azione di sensibilizzazione (affiancata a un attento lavoro di controllo, anche affidato ad aziende specializzate) siamo abbondantemente sotto il 10 per cento di evasione.
Confrontando esperienze e storie di territori assai diversi, tecnici, decisori, associazioni delle imprese e politici all’unisono chiedono maggiore attenzione da parte delle amministrazioni locali (comuni e soprattutto regioni) che troppo si muovono in modo disordinato senza una regia.