Milano, 9 OTT – Si è tenuta questo martedì all’Università Bocconi di Milano la seconda edizione de Il Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale, il più importante evento dedicato in Italia all’evoluzione della responsabilità d’impresa verso scenari sempre più innovativi e sostenibili.

All’interno della sessione di apertura CE&Co ha presentato la ricerca Nuovi modi di vivere e di consumare, che ha testato 11 esempi di innovazione sociale, ovvero stili di vita e di consumo basati sui processi collaborativi e di condivisione: gruppi di acquisto solidale, car sharing / bike sharing, acquisti a chilometro zero, acquisto di prodotti sfusi o alla spina, banca del tempo, car pooling, co-working, orti urbani, investimenti etici, crowdsourcing, compravendita dell’usato sul web.

La ricerca, condotta nel mese di luglio 2014 su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta (18-65 anni), ha evidenziato come la conoscenza di tali esperienze sia molto alta: il 90% del campione conosce ad esempio gli acquisti sfusi alla spina, che sono stati sperimentati dal 44% degli intervistati mentre il 49% dichiara che vi aderirebbe senz’altro; l’87% del campione conosce gli acquisti a chilometro zero il 48% li ha sperimentati e il 60% lo farebbe; l’85% del campione sa cos’è il car o bike sharing, il 9% ne ha fatto uso e il 28% è disposto a sperimentarlo. Meno noti il crowdsourcing, conosciuto dal 38% del campione e sperimentato dal 4%, o il coworking, noto al 41% degli intervistati e sperimentato dal 2%.

L’interesse verso i concetti analizzati è pressoché unanime: il 90% del campione li considera importanti perché legati alla promessa di nuove esperienze, fondata sull’affermazione di nuovi valori. Ma quali benefit spingono ad aderire alle esperienze di innovazione sociale e qual è il loro peso? Gli italiani rispondono che tali esperienze “danno fiducia nella qualità dei prodotti / servizi acquistati” (27%), “sono attività pratiche e funzionali, si risparmia tempo e si fa meno fatica” (27%), “consentono a volte di fare buoni affari” (23%), “fanno davvero risparmiare denaro” (12%), “riducono gli sprechi e aiutano a preservare l’ambiente” (11%).

“La rivoluzione dei consumi è sotto i nostri occhi – ha sottolineato Carlo Erminero, Presidente di CE&Co, presentando la ricerca – La crisi economica, in Europa, e la facilità delle interconnessioni di rete, nel mondo, sono condizioni abilitanti. Ma il motore della rivoluzione sta nella diffusione di una tendenza a riconoscere che le soluzioni dei nostri problemi, e anche delle nostre paure, sta nella capacità di immaginare e realizzare forme di innovazione sociale. Gli attori del cambiamento sociale sono tanti, chiunque lo può diventare – prosegue Erminero – Ma il successo delle nuove idee, se si creano le condizioni abilitanti, dipenderà dalla risposta di una nuova categoria di cittadini/consumatori: i “promotori” dell’innovazione sociale”.

I promotori dell’innovazione sociale sono circa il 25% del campione analizzato ed il loro profilo sociodemografico non mostra forti concentrazioni. Li troviamo in ugual misura al Nord come al Sud, fra gli uomini e le donne. Un po’ più presenti (piccole differenze nell’ordine di 5 punti percentuali) nei grandi centri e fra i laureati. Qualche differenza anche per età, sebbene i più forti innovatori si trovino nella fascia di età fra 30 e 40 anni. Anche l’appartenenza politica non spiega molto. In tutti i partiti troviamo proporzioni molto simili di innovatori. Questa apparente indeterminatezza si spiega con la varietà dei valori e degli atteggiamenti che sostengono la propensione all’innovazione sociale “bottom-up”. Fra i fattori considerati quattro sono risultati importanti: tenacia, opinion leadership, creatività, civismo e solidarietà.

“I “promotori dell’innovazione sociale” possono diventare un nuovo importante target per le imprese che puntano a creare una nuova offerta facendo leva sulla disponibilità degli utenti a condividerne produzione e fruizione con i loro pari e con l’impresa stessa – conclude Carlo Erminero – Ma il marketing della sharing economy dovrà adottare nuove pratiche. E la molteplicità dei fattori che determinano la propensione ad aderire a proposte di consumo solidale e sostenibile – tenacia, opinion leadership, creatività, civismo e solidarietà – lascia spazio alla scelta di “posizionamenti” alternativi e all’ingresso in mercati anche se fossero già presidiati da uno o due concorrenti importanti.”

L’innovazione sociale fa bene alle persone, quindi, ma anche alle imprese. Le aziende che hanno saputo cogliere il cambiamento sono quelle che stanno ottenendo i risultati migliori, come dimostra il caso delle organizzazioni che hanno commentato la ricerca presentata da Carlo Erminero a Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale: Leroy Merlin, Etica Sgr e Subito.it. Queste organizzazioni, pur operando in ambiti diversi, sono accomunate da un elemento non banale di questi tempi: hanno performance di business più che positive.