Roma, 14 NOV – “C’è chi lo considera una vera rivoluzione come lo è stato lo smarthphone per il mondo della telefonia, i detrattori lo reputano, invece, una moda passeggera un po’ radical chic: sta di fatto che nell’ultimo anno il car sharing è diventato una realtà sempre più presente nelle nostre città (Eni Enjoy e Car2go gli operatori più conosciuti), rappresentando una valida alternativa soprattutto per spostarsi all’interno delle nostre città”. E’ quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, presentando lo studio che l’associazione ha condotto sulla nuova mobilità.
“La mobilità condivisa -afferma Dona- è una delle facce più concrete del ‘nuovo che avanza’ e sarà uno degli argomenti dell’ottava edizione del ‘Premio Vincenzo Dona’ (Roma, 26 novembre, Teatro Argentina), dedicata appunto a innovazione e sharing economy. Ecco perché abbiamo voluto approfondire il tema con una ricerca su quanto gli italiani pagano per spostarsi in città. Nel nostro studio (clicca qui) abbiamo verificato (con elaborazioni su dati Aci) quanto gli italiani pagano mediamente per il mantenimento di una singola auto per poi verificare se il car sharing può consentire ad una famiglia di rinunciare, in termini di costi, all’uso di una vettura. Poi abbiamo ipotizzato un uso molto meno intensivo dell’auto per accertare se quella condivisa può essere una valida alternativa alla seconda auto. Infine, abbiamo considerato il costo del singolo spostamento, confrontando quello di una vettura privata con quello del car sharing, dei mezzi pubblici e dei taxi (abbiamo fatto riferimento alla città di Milano, tra le più care e anche la prima ad avere introdotto il car sharing)”.
“Considerando un uso poco intensivo dell’auto (ipotizzando ad esempio 3 spostamenti a settimana per 46 settimane per un totale di 138 spostamenti) il car sharing può essere vantaggioso -prosegue Massimiliano Dona- rispetto all’auto privata (il costo dell’auto parametrato ad un uso ridotto per un milanese si aggira intorno ai 2418 euro all’anno, che comprendono 690 euro per l’accesso all’Area C e 552 per la sosta). Analizzando i dati, infatti, la spesa per il car sharing varia dai 538 ai 1219 euro l’anno, naturalmente considerandone un uso ottimale, cioè senza includere i costi della sosta (mi reco ad un appuntamento utilizzando l’auto in sharing, termino il noleggio quando la posteggio per poi attivarne uno nuovo per il viaggio di ritorno). Ma il car sharing potrebbe essere vantaggioso anche se usato come una vera e propria seconda macchina (quindi conteggiando anche la sosta con la comodità di fare anche il viaggio di ritorno con la stessa vettura senza doverne cercare un’altra): in questo caso il costo/anno varia da 1653 a 5332 euro”.
“Insomma -conclude Dona- i dati confermano che (almeno nelle grandi città) il car sharing può essere una soluzione per evitare l’acquisto della seconda auto, ma attenzione perché non può sostituire l’auto principale: infatti il confronto tra l’utilizzo della propria vettura per gli spostamenti quotidiani e il car sharing sfavorisce quest’ultimo con il costo annuo per mantenere una vettura di un milanese che si aggira intorno ai 4690 euro, ben distante dal car sharing che oscilla tra 11270 e 13800 euro (considerando in questo caso una formula di ‘abbonamento giornaliero’, moltiplicato per 230 giorni lavorativi)”.
Ma se ci trovassimo a piedi in un posto e avessimo l’esigenza di arrivare dall’altra parte della città (ipotizziamo ad una distanza di 5,5 Km, che diventano 11 considerando andata e ritorno) e avessimo tre alternative: i mezzi pubblici, car sharing e taxi, cosa converrebbe di più? “La palma del risparmio -risponde Dona- va, com’è naturale che sia, ad autobus e metropolitana con tre euro a spostamento, ma vanno considerate anche tutte le scomodità del caso (e, in città meno organizzate di Milano, la scarsa frequenza dei mezzi); al secondo posto, il car sharing per il quale, senza considerare la sosta, il prezzo oscilla da 3,9 euro a 8,7 euro (meno vantaggioso se mantengo il noleggio per tutto il tempo con un costo tra 11,55 euro e 38,50 euro). Ultimo in classifica il taxi con un costo che varia tra 34,30 euro, nel caso lo si trovi libero, e 41,40 euro, in caso di chiamata alla centrale”.
“Insomma -riassume il Segretario generale- dal nostro studio risulta che il car sharing (se usato in modo ottimale, quindi per singole tratte) è molto conveniente, in certi casi persino competitivo rispetto ai mezzi pubblici; è decisamente più vantaggioso rispetto al taxi, certamente consigliabile come alternativa alla seconda auto, soprattutto se si devono fare spostamenti in centro o nelle zone a traffico limitato. Certo non va dimenticato che attualmente il servizio è presente con un adeguato numero di veicoli solo nelle grandi città; che è necessario utilizzare lo smartphone e che talvolta la connessione ad internet (necessaria in alcuni casi per individuare l’auto più vicina) rischia di fare brutti scherzi. Ma, considerati questi dettagli, lo sharing ha dalla sua un grande merito culturale perché segna un passaggio importante verso la mobilità del futuro in cui non siamo obbligati a ‘possedere’ un’auto (anche perché molto macchine rimangono parcheggiate 23 ore su 24) ma possiamo ‘accedere’ al servizio in condivisione”.
“L’auspicio quindi -conclude Dona- è che (come già annunciato da alcuni operatori) il servizio possa crescere per numero di vetture disponibili sul territorio portando così anche benefici nel ridurre il traffico e l’inquinamento. Del resto, abbiamo sempre sostenuto che il problema fondamentale non è l’auto in sé, ma ‘usare’ l’auto adatta (la nostra o in car sharing) ad ogni occasione”.
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