Agosto (relativamente) tranquillo sulle reti di trasporto italiane. Riprende il turismo interno ed internazionale, aeroporti che girano al massimo, porti che indicano performances ai massimi storici, autostrade belle piene e, soprattutto, la conferma della scelta del treno per gli spostamenti sull’asse dell’alta velocità italiana.
Nel fine settimana tra venerdì e domenica scorsi erano attesi oltre mezzo milione i passeggeri in movimento su Frecce e Intercity e un milione e trecentomila sulle corse regionali di Trenitalia, con un picco che, durante la settimana di Ferragosto, ha sfiorato i tre milioni.
Tutto bene, quindi, ma non tutto funziona a dovere. E qui dobbiamo ritornare su quello che sempre più si configura come il “caso Roma” dopo l’uscita di scena di Bruno Rota dal vertice di Atac. Servizio ai minimi storici, polemiche a non finire ed in arrivo un Referendum consultivo, proposto saggiamente dai Radicali di Roma, sulla messa a gare del servizio.
Piombo e Pixel son stati profusi sulle pagine dei giornali per capire e difficilmente spiegare cosa succede nella municipalizzata della Capitale a guida grillina. Uscito Rota (e defenestrato l’amministratore unico Fantasia) è arrivato un consiglio di amministrazione
(scarsa esperienza di settore) ed un consulente e si è aperta la partita del cosiddetto “concordato preventivo” che bloccherebbe tutte le intimazioni dei creditori. Creditori le cui “pretese” sarebbero tutte congelate e messe sotto controllo dal Tribunale fallimentare.
Creditori tranne uno, il Comune di Roma Capitale che deve avere da Atac quasi messo mezzo miliardo di euro che gli son stati prestati e che dovrebbero esser restituiti a partire dal 2019 e fino al 2032 dalla stessa Atac o da chi (malauguratamente) dovesse subentrarle in caso di gara pubblica per l’attribuzione del servizio di TPL.
Liberata Atac (provvisoriamente) del pesante fardello del debito nei confronti del proprio azionista unico, a questo punto si aprirebbe, secondo le ricostruzioni giornalistiche, un problema per il bilancio di Roma Capitale.
Se quei crediti non son più automaticamente esigibili, non si possono mettere a bilancio, ed a questo punto ci sarebbe il rischio di commissariamento dell’amministrazione comunale.
Tutto ciò in molti avevano capito, a partire dall’assessore al bilancio Mazzillo (il terzo della serie). E di qui la nuova giravolta: cambio al vertice di Atac (arriva il già consulente del titolare delle “partecipate” Colomban per Atac, Ama ed Acea, Gianpaolo Simioni) e soprattutto cambio all’assessorato al bilancio dove arriva da Livorno Gianni Lemmetti, di professione commercialista e gestore di una discoteca.
Lemmetti ha si è fatto le ossa gestendo un “concordato preventivo” per la municipalizzata dell’igiene urbana di Livorno con poche decine di dipendenti. L’Atac ne ha più di 12mila. Auguri.