Si chiude l’anno, ma si chiude soprattutto la legislatura, e il “medico” Delrio propina le ultime porzioni della “cura del ferro”, diventato il marchio di fabbrica della sua attività alla guida del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nella seduta del 22 dicembre il CIPE ha stanziato circa 6 miliardi per gli investimenti, che in parte andranno a confermare i principali interventi per l’Alta Velocità/Alta Capacità ferroviaria, in parte in altre opere di ammodernamento della rete secondo quanto previsto dal Contratto di programma con RFI. Si continua poi con gli stanziamenti per Anas che, nel frattempo (con un altro blitz di fine anno), è entrato a far parte del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, che – a partire dal prossimo anno – è destinato a scalare tutte le classifiche come principale soggetto investitore in Italia. Non mancano gli interventi nei porti, nel trasporto pubblico locale (con l’avvio del piano per il rinnovo del parco rotabili e la messa in sicurezza della rete ferroviaria secondaria), per le metropolitane. Per quanto riguarda proprio le metropolitane, il vero coniglio dal cilindro Delrio lo caccia il 2 gennaio annunciando la firma del decreto di riparto dei finanziamenti statali per 1.397 milioni di euro per metropolitane, filovie e interventi per il trasporto rapido di massa nelle grandi città. Come tiene a spiegare lo stesso Delrio, grazie ai co-finanziamenti (548 milioni), gli investimenti sbloccati valgono in tutto 1.945 milioni di euro: le nuove risorse, sommate ai 665,77 milioni approvati dal CIPE il 22 dicembre, fanno ascendere il totale a 2.063 miliardi di euro.
Il trasporto pubblico locale non aveva mai visto una tale mole di investimenti sulle infrastrutture (anzi, per dirla tutta, non l’aveva vista per niente…), e – in particolare – significativa è la ripresa degli investimenti nel settore delle metropolitane, dove l’Italia ha accumulato un ritardo di dimensioni epocali, ma anche questi volenterosi interventi non riusciranno a colmare se non in parte. Ribadendo il principio che i soldi devono andare dove servono e dove c’è un’effettiva domanda di trasporto, le grandi città metropolitane come Roma e Milano fanno la parte del leone, e questa non può che essere una buona notizia, perchè la vera competizione queste città ce l’hanno con le altre grandi capitali europee e mondiali, con le quali il confronto attualmente è improponibile.
A Roma vengono destinati quasi il 30 per cento dei fondi disponibili (425,5 milioni di euro), a Milano 396 milioni, e a seguire poi 223 milioni vanno a Torino, 137 a Genova, 59 a Catania, 56 a Padova e 47 milioni a Firenze,
che li utilizzerà per completare la linea tramviaria di superficie.
Nella gerla di Delrio-Babbo Natale, ci sono anche i 665 milioni di euro del 22 dicembre, che – trattandosi di fondi europei – riguardano all’80% il Sud. L’elenco prevede il completamento della linea 1 e della linea 6 di
Napoli, il potenziamento della rete tramviaria di Cagliari e Messina, l’estensione della Circumetnea nella città di Catania. E’ solo l’avvio di un processo che deve servire, soprattutto, ad invertire una tendenza: investire sul trasporto pubblico locale nelle grandi città significa investire sullo sviluppo dell’economia, l’Italia è in ritardo, ma già il fatto che si cominci è una buona notizia.