L’ intervista concessa dalla prima cittadina della Capitale, Virginia Raggi, a un giornale nazionale ha toccato il nodo dei trasporti che, a Roma, sono ormai al collasso. La foto del tram spinta dai viaggiatori è la dimostrazione eclatante della situazione in cui si trova la municipalizzata capitolina. L’inquilina del Campidoglio ha sottolineato che nulla è casuale ed è in corso un’operazione che vorrebbe portare alla privatizzazione la società di Via Prenestina che gestisce – è bene ricordarlo – oltre ai servizi di superficie e alle tre metropolitane, anche tre ferrovie concesse, una delle quali collega Roma con Ostia ed è la linea ferroviaria più frequentata d’Italia. L’operazione denunciata dalla Raggi fa riferimento, in particolare, a un ordine del giorno firmato al Senato da Forza Italia e dal Partito Democratico in cui, constatato lo stato fallimentare gestionale e finanziario della società, si chiede al Governo di collocare ATAC in una struttura pubblica per evitarne il fallimento. Esistono due scuole di pensiero relativamente a quest’ordine del giorno: la prima, fa capo al senatore Francesco Aracri di Forza Italia che ha lanciato quello che fu definito il Patto di via Giulia che prevedeva di intervenire immediatamente su quattro opere infrastrutturali: chiusura dell’anello ferroviario, conclusione della Metro C, trasformazione in metro della linea per Ostia e tranvia sulla Togliatti . Oltre a questi quattro interventi si proponeva anche il collocamento di ATAC presso il Ministero del Tesoro. L’altra ipotesi invece, sostenuta dal PD e in particolare dal senatore Stefano Esposito, assessore ai trasporti all’epoca della giunta Marino, punterebbe invece a collocare ATAC dentro il perimetro delle Ferrovie dello Stato (i maligni dicono che l’incarico di direttore generale affidato a suo tempo a Marco Rettighieri, allora dirigente FS, puntasse proprio verso questa soluzione). In tutti e due i casi è evidente però che non si tratta di una privatizzazione ma di una “statalizzazione” essendo sia il Ministero che le FS strutture totalmente pubbliche. Questo è un aspetto, quello dell’eventuale statalizzazione, che Raggi e il Movimento 5 Stelle considerano privatizzazione da non accettare in quanto per loro l’azienda deve rimanere pubblica! E oggettivamente, anche su questo patto con la cittadinanza, il Movimento 5Stelle ha conquistato la Capitale. Noi siamo abbastanza indifferenti alla formula societaria, nel senso che come dice il proverbio cinese, che i gatti siano neri o grigi non ci interessa, purché acchiappino i topi! Ci sono, infatti, aziende pubbliche che operano perfettamente, garantendo un ottimo servizio, e andando anche fuori dai confini della patria a sfidare altri gestori; cosi come ci possono essere aziende private che non svolgono efficacemente la loro attività . Certo è che il caso ATAC si protrae fin dagli numero 74- 26 Ottobre 2016 3 anni novanta e ce lo trasciniamo ancora senza aver trovato alcuna soluzione per migliorare il servizio. All’epoca della prima giunta Rutelli per salvare l’azienda ci fu il commissariamento delle aziende (ATAC e Cotral ) ed esse furono affidate a una task force tutta formata da dirigenti FS e guidata da Felice Mortillaro prima, che propose linee di serie A e linee di serie B con prezzi dei biglietti differenziati, e poi da Cesare Vaciago che rivoluzionò la rete senza informare l’amministrazione dell’epoca delle profonde modifiche e fu per questo allontanato. Comunque all’epoca ci fu un risanamento del sistema trasportistico ma, un decennio dopo, con l’ormai celebre Parentopoli ci si avviò inesorabilmente verso la situazione attuale. Pubblica o privata ripetiamo ci interessa poco ma, forse qualcosa di fondo andrebbe radicalmente cambiata e cioè l’idea che si possa spezzettare il contratto di servizio per aree omogenee (magari collegate ai depositi) cosa che potrebbe consentire di erogare un miglior servizio in quanto esso sarebbe più vicino ai cittadini. Riteniamo anche che bisognerebbe fare, sull’esempio della città di Venezia, una differenziazione tra i residenti, i pendolari e i turisti: questo perché alle prime due categorie devono essere garantiti livelli di tariffe in linea con la tariffa nazionale ma ai turisti, che vengono nella Città Eterna e la “consumano”, va applicata una tariffa non dissimile da quella che si paga a Berlino e cioè 2 euro e settanta per una corsa. Riteniamo che, anche grazie ad accordi sulla produttività firmati dalle organizzazioni sindacali dell’azienda, si possa ridurre il drammatico spread che allontana l’ATAC dalle altre società di trasporto. Last but not least si deve avere un quadro stabile del vertice dell’azienda e garantire autonomia e indipendenza al management dal potere politico. Bisogna perseverare e le soluzioni verranno affinché nella Capitale vi sia un servizio di trasporto pubblico degno di questo nome, quello che è evidente è che il conflitto ideologico sulla proprietà pubblica o privata non è la strada per il risanamento.