Una “Assemblea Programmatica Pubblica”, invece della semplice e tradizionale riunione associativa. Una gestione “plurale” e “corale”, che non ha previsto la sola relazione rituale e di bilancio del Presidente, ma “interventi programmatici” dei Presidenti delle Autorità di Sistema portuale italiane su temi ben specifici, indicati punto per punto: Scenari geostrategici, La via della seta, L’Europa dei porti, Mar Mediterraneo e Mezzogiorno, Zone Economiche Speciali, Intermodalità, PNSPL Infrastrutture, PRSP Waterfront, Port Community System, Sostenibilità ambientale, Lavoro portuale, Transhipment, Passeggeri, Assoporti dopo la riforma. La prima assemblea di Assoporti e di bilancio dell’attività del presidente Zeno D’Agostino si è presentata nel segno della coralità e della concretezza, non solo una gestione assolutamente plurale e paritaria dei lavori, ma anche l’occasione sfruttata per firmare due importanti accordi, alla presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, che mobilitano risorse e – soprattutto – disegnano il quadro strategico delle “cose da fare”, per operare in quella logica di “sistema”, che è l’obiettivo per cui sono nate le Adsp, dopo la legge che – dopo vent’anni di inutili tentativi – ha finalmente riformato il sistema.

L’Assemblea 2017 di Assoporti si è svolta nel segno della concretezza, ma anche della consapevolezza che la riforma e i provvedimenti governativi (che lo stesso D’Agostino ha riconosciuto aver costituito un passo avanti fondamentale) hanno dato le gambe e gli strumenti per l’avvio di un processo, ma gran parte del cammino resta ancora da fare, anche perché la competizione a livello globale avanza a ritmi incalzanti e propone continue trasformazioni di scenario ad un ritmo perfino ossessivo. Zeno D’Agostino, oltre che presidente di Assoporti, è presidente anche dell’Adsp Mar Adriatico Orientale, in pratica quel porto di Trieste che oggi è leader nell’intermodalità e nel trasporto ferroviario (con crescita dei volumi di traffico tutti a doppia cifra e che hanno portato al raddoppio, in pochi anni, dei convogli effettuati), ma che è soprattutto il terminale di collegamento con il Vicino, Medio ed Estremo Oriente, nonché la “porta d’ingresso” marittima verso i paesi dell’Europa centrale oltre l’arco alpino, recuperando un ruolo storico già occupato quando la capitale giuliana rappresentava lo sbocco al mare di quello che era allora l’impero austroungarico. Trieste oggi è probabilmente il terminale più orientato verso l’internazionalizzazione, non solo per le dimensioni dei suoi traffici, ma per essere uno degli sbocchi naturali di quel gigantesco progetto che va sotto il nome di “One Belt One Road” (OBOR, in sigla), altrimenti tradotto come nuova Via della Seta, cioè quel progetto su cui un paese altrettanto gigantesco come la Cina si prepara ad investire cifre equivalenti all’intero prodotto interno lordo di un paese come l’Italia, giusto per dare le dimensioni della partita in gioco. Proprio disegnando gli scenari geostrategici, Zeno D’Agostino ha ricordato la complessità e anche le contraddizioni del quadro attuale, dove su scala globale agiscono paesi che hanno assetti unitari ma che hanno le dimensioni di un continente (Stati Uniti, Cina, ma anche India e area dei paesi dell’ex Unione Sovietica, oggi completamente indipendenti, ma legati da progetti e interessi comuni), mentre – dall’altro lato – l’Europa stenta a uscire dal guscio dei suoi confini nazionali. D’Agostino ha ricordato che il gigante del web cinese, Alibaba, in un giorno ha fatturato quanto l’economia di un paese in un anno, in un’ora quanto una delle più grandi catene di distribuzione di abbigliamento in Europa, un’impresa considerata nel nostro continente una regina dei fatturati. E il presidente dell’Adsp di Trieste ha anche spiegato che il mondo non si può più interpretare secondo le categorie del passato, cui la “vecchia” Europa – dall’alto dell’eredità della sua storia e della sua cultura – sembra essere affezionata: anche (e forse soprattutto) nel settore marittimo, emergono le contraddizioni tra le nuove scelte protezionistiche di un paese un tempo alfiere del turbocapitalismo come gli Stati Uniti e, invece, la spinta alla competizione secondo le regole del libero mercato propugnate dal governo cinese, che in teoria si richiama ancora all’ideologia comunista.

Un complesso di fattori e di problemi che non possono essere affrontati, appunto, che nel segno della concretezza: e facendo anche opportunamente un “lavoro di squadra”, perché – come ha sottolineato con molta forza il ministro Delrio – la riforma più importante che l’Italia ha realizzato, in questi ultimi tre anni di suo impegno alla guida del dicastero, è aver fatto prevalere “l’interesse dello Stato nazionale” in una visione e in una strategia unitaria, contrastando le tendenze centrifughe e le diatribe dei particolarismi localistici, totalmente antistorici nel quadro attuale. E la parola d’ordine ora è “continuità”, perché tante restano le cose da fare e – come ha sottolineato il presidente D’Agostino – anche una assemblea come quella di Assoporti deve servire ad indicare le soluzioni e le ricette per operare al meglio.