Amministrative: promesse, costi e fantasia

Più di tanto non c’è da stupirsi. Le campagne elettorali, soprattutto quelle amministrative, sono momento di promesse. Una volta si prometteva la scarpa sinistra (la destra era già stata consegnata), si promettevano posti di lavoro (soprattutto nelle aziende municipalizzate), si promettevano nuovi piani regolatori per costruire tante belle case popolari (magari senza collegamenti stradali o semplicemente le fognature). Niente di strano (o quasi): in fondo chi si candida deve promettere qualcosa per essere votato e potremmo citare innumerevoli casi di promesse sacrosante rispettate dalla A alla Z e di sindaci amati e rivotati per anni ed anni. Oggi va di moda promettere onestà, che è cosa ben diversa da una casa popolare, o un nuovo acquedotto, o qualche fermata in più degli autobus urbani o una nuova metropolitana. Leggendo i giornali, a proposito di autobus e metropolitane, in questi giorni ne abbiamo vista di tutti i colori: sparate demagogiche, tirate senza senso, accuse senza l’ombra di prova, tranne che qualche post su Facebook. Siamo andati dall’ennesima proposta di rimettere il bigliettaio sugli autobus di Roma per sconfiggere l’endemica evasione tariffaria, alle proposte di far circolare autobus e treni con un vigilante a bordo per proteggere gli autisti; siamo passati dall’obbligo di entrata sul bus solo dalla porta anteriore (naturalmente blindando la cabina di guida) per arrivare ai prolungamenti di metropolitane e, udite udite, ai trasporti gratis per tutti (candidata milanese alle primarie di centro-sinistra) per sconfiggere l’inquinamento ed il traffico privato. Ultima in ordine di tempo la proposta di una candidata lombarda dal nome di un colore (Fuxia) che ha proposto, per evitare investimenti e suicidi nelle stazioni ferroviarie e delle metropolitane, di costruire (almeno nella stazione di Certosa dice lei) le barriere come quelle della M5. Candidata fantasiosa che ignora la differenza tra una metropolitana automatica ed una tradizionale, per non parlare di un piccolo elemento secondario, i soldi necessari per una simile fantasticheria che si presuppone dovrebbe valere per tutte le stazioni (della città, del circondario, della regione?). Senza pensare ai costi si teorizza sul tutto elettrico, sul tutto gas, sul tutto di tutto. Raramente con un occhio alle compatibilità, mai a quanto le aziende del TPL o molte di esse, tra mille difficoltà ed ostacoli messi in atto dalla politica che con una mano taglia e con la bocca promette, fanno per portare a casa conti migliori con risorse minori. Dice bene il commissario al Comune di Roma Tronca in un suo recente intervento al Salone della Giustizia che bisogna educare i cittadini romani a pagare il biglietto. Devono avergli detto che quando su un autobus si sente il rumore di una macchinetta validatrice tutti si voltano a guardare se si tratti di un giapponese o di un marziano. Educare i cittadini, magari anche ad entrare nell’autobus dalle porte giuste, poi a pagare il biglietto, e magari a non pestare l’autista. Ma servirà educare soprattutto i candidati e che qualcuno avvisi la candidata sindaco del Movimento 5 Stelle a Roma che i biglietti di carta sono destinati a scomparire, sostituiti da quelli elettronici, e che allora i bigliettai saranno definitivamente andati in deposito.